lunedì 8 giugno 2020

La sintesi finale - STEP#24

monte Fuji e lago Shojiko all'alba in Giappone
L'etimologia della parola "suono" è latina e il suo significato rimanda alla sensazione uditiva e le vibrazioni di un mezzo che possono produrre tale sensazione.
Di particolare interesse è l'evoluzione del suo ideogramma nelle lingue orientali: ad esempio in giapponese i kanji che lo formano richiamano l'immagine del suono come il sole che sorge all'orizzonte.
Fin dall'antichità il suono ha avuto un ruolo fondamentale nella mitologia greca e norrena , nelle figure delle muse e di altri dei, ma anche nella religione cristiana, islamica (es: Israfil)e indiana (es:Om),
Il suono è onnipresente: dalla A di Apocalisse, segnata sempre dal suono di una tromba, alla Z di Zen, pratica buddista che sfrutta il suono di alcune parole per l'astrazione meditativa personale.
Perciò non sorprende che la sua prima comparsa in un'opera filosofica risalga addirittura a Pitagora, che ne studia le proprietà, le tonalità e gli associa un'idea di armonia.
Lo studio viene proseguito da Platone, il quale ne parla nel dialogo Timeo, che lo definisce come semplice e continuo.
Fu Cicerone poi ad arricchire l'idea di Pitagora dell'armonia delle sfere che, muovendosi in un rapporto razionale, generano una musica intensa e piacevole.
Quest'idea è ripresa anche da Dante Alighieri nella sua Divina Commedia, dove nel Paradiso, tappa finale del suo viaggio, dopo aver udito i soli lamenti e strazi dell'Inferno e i canti gregoriani del Purgatorio, egli può finalmente sentire la musica celeste, armonia generata dal movimento rotatorio delle sfere.
Nella filosofia medioevale si assistette poi ad una ricerca sulla musica: Agostino e Boezio arrivarono a definirla funzionale all’attingere verità superiori.
Interessante è anche la sua presenza nella filosofia contemporanea: Husserl paragona la percezione di un suono a quella della traccia visiva lasciata da una cometa mentre attraversa lo spazio.
Con rumore segreto, Duchamp
L'aspetto sublime del suono viene analizzato da Giacomo Leopardi nello Zibaldone: un suono vago, la cui provenienza è sconosciuta è per lui bello poeticamente. Un pratico esempio è l'opera Con rumore segreto di Duchamp: l'opera contiene un oggetto sconosciuto al suo interno anche all'artista stesso e nessuno saprà mai se il suono è generato da un semplice bullone o da un prezioso diamante...
Il suono ricopre un ruolo principale anche in poesia: parole e lettere evocano nel lettore certe emozioni e paesaggi, un esempio è La pioggia nel pineto di D'Annunzio.
Infiltrazione omogenea per pianoforte a coda
Oltre le parole anche la musica è in grado di trasmetterci emozioni : il cinema, così come la pubblicità, ne usufruisce continuamente nelle colonne sonore (ad esempio negli horror per generare angoscia e paura).
Che siano archi, ottoni o strani strumenti orientali come il Koto, tutti gli strumenti musicali trasmettono sensazioni e ideali e perciò la proibizione della musica nelle società dittatoriali è sintomo di regresso. Un simbolo del pericolo che ci minaccia se rimaniamo in silenzio è Infiltrazione omogenea per pianoforte a coda.
Impressione III(concerto)
Anche i colori evocano dei suoni, per esempio per i futuristi i rossi gridano ardentemente mentre i verdi stridono. Un esempio di particolare uso dei colori è Impressione III (concerto), realizzata da Vasilij Kandinskij in cui unisce idee pittoriche e musicali.
Trasferendoci all'ambito dell'informatica, il suono può essere codificato con una serie di 0 e 1, così come le voci umane e la musica. Ed è così che nasce l'ingegneria del suono, che si concentra sulla manipolazione e sulle tecniche di analisi e sintesi di segnali audio.
Tale codifica ha reso possibile perfino la traduzione in musica del Covid-19, ottenuta esaminandone la sua sequenze di amminoacidi e riproducendole fisicamente assegnando loro suoni e vibrazioni.
La neuroscienza ha perfino raggiunto l'obiettivo di trovare dei correlati elettrici delle strutture grammaticali indipendenti dal suono e di capire la natura profonda del linguaggio umano, come scritto in un fatto di cronaca di quest'anno.
Ma quali furono le principali e le prime ricerche scientifiche sul suono?
Probabilmente il primo a cui è attribuibile la constatazione che il suono si propaga con velocità molto minore della luce è Plinio il Vecchio, mentre la necessità di un mezzo per la propagazione del suono fu dimostrata da Otto von Guericke. In seguito fu calcolata la velocità del suono nell'aria e, parecchi anni più tardi, nell'acqua. Solo recentemente si è scoperto che anche nell'universo vi è suono, come provato dalle sonde NASA. La ricerca si sta però scontrando sempre di più con i limiti tecnologici: l'impossibilità della costruzione di macchinari per la dimostrazione delle più recenti teorie e l'elevato costo stanno portando sempre di più a una scienza che si può evolvere solo in strutture altamente specializzate. Ciò ci ricorda che non viviamo in una società utopica come quella descritta nella Nuova Atlantide, dove gli strumenti possono tutto.
simbolo
Passando quindi a problemi attuali, l'inquinamento acustico principalmente causato dal traffico stradale (come anche citato nei Limiti dello sviluppo) sta portando ad un aumento persone con problemi di udito. Non bisogna ignorare le problematiche come succede nel romanzo Rumore bianco, poiché potrebbero profetizzare problemi ben più gravi ed essere tuttavia percepite come un brusio di sottofondo, soffocate dalla società consumista di oggi. Tuttavia il rumore porta con sé anche lati positivi oltre a quelli negativi: il suono è infatti anche un avvisatore di ciò che ci circonda e ci protegge anche (per esempio riusciamo a percepire l'auto che arriva anche se non la vediamo).
Non resta altro che aggiungere a questa sintesi totale del "suono" la serie tv (Heart's Sound) che ho creato personalmente e di riportare l'immagine simbolo del termine e la sua mappa concettuale(vedasi post precedente).

venerdì 5 giugno 2020

Mappa concettuale - STEP#23


Cos'è il silenzio? E' l'assenza di suono. E' il suono stesso l'origine della sua esistenza. E' il silenzio che permette la creazione delle più meravigliose melodie: nelle pause ci sono attesa e suspense.
Come comunichiamo? Usiamo principalmente la parola, ma un segnale può trasmetterci mille parole. Anche la musica, così come il silenzio, comunica con noi, siano sentimenti o parole.
E l'armonia? "E' un’armonia ogni pensiero, ed ogni senso un canto" (Sole e Amore di Carducci).

giovedì 4 giugno 2020

Heart's Sound - STEP#22

Trama: la misteriosa abilità di sentire le emozioni delle altre persone porta il protagonista ad un magico incontro che cambierà la sua vita.

L'ep. 1 inizierà tra 5 secondi...4...3...2...1...Buona lettura! ; )

Episodio 1- Colui che sente il suono del cuore

Michele è un compositore molto popolare che lavora presso l'azienda "4YouMusic", e può "sentire" le emozioni delle persone. Per lui è un po' come leggere nei cuori delle persone, non è uno psichico come quelli che si vedono in TV, semplicemente quando una persona si sente triste egli può sentirlo come un suono. Il suono della tristezza è soggettivo: delle volte può suonare tenera, stridente, gentile o ignobile.Potrebbe anche essere un suono meraviglioso.
Michele udiva quei suoni da tutta la vita, che lo volesse o meno, e li usava come fonte d'ispirazione per i suoi lavori. Anche se era abituato i luoghi affollati lo disturbavano notevolmente, in quanto sentiva i suoni di tutte le persone vicine.
La mattina di quel giorno piovoso Michele era rimasto piacevolmente stupito nel sentire un suono così meraviglioso e profondo, per la prima volta.
"Incredibile", pensò, "Non ho mail sentito nulla del genere. E' così bello...Di chi è questo suono?", correndo frettolosamente verso l'origine. Girò di corsa un corridoio e davanti si ritrovò Beatrice, una giovane donna vestita elegantemente: aveva tacchi a spillo e lunghi capelli castani chiari che le scendevano lungo le spalle. Michele sfruttò l'occasione per scusarsi di esserle andato addosso e i due si presentarono. A causa degli impegni lavorativi si dovettero salutare, ma anche quando si furono allontanati Michele non poteva fare a meno di ripensare a Beatrice, chiedendosi come potesse produrre un suono tanto bello. Appena tornato a casa iniziò a scrivere le note che quel giorno aveva udito: doveva permettere anche ad altri di ascoltare un tale capolavoro.
Nei giorni seguenti Michele cercò di avvicinarsi a Beatrice così da capire cosa potesse generare in lei questi sentimenti. Notò che la vicinanza con la sorella Laura, anche lei lavoratrice nella stessa azienda, spesso causava il suono tanto bramato da Michele. "Posso sentire il suo suono ogni volta che Laura parla..." pensò lui.
Qualche sera dopo alcuni lavoratori dell'azienda organizzarono un'uscita ad un ristorante, Michele sapendo che ci sarebbero state anche Laura e Beatrice si unì, sperando di poter sentire di nuovo quella melodia.
Il ristorante era informale, le chiacchiere dei colleghi disturbavano anche i tavoli vicini. Michele attendeva l'arrivo di Beatrice e, con sua sorpresa, si presentò assieme alla sorella Laura e ad un altro uomo. Era alto, i vestiti semplici e chiari gli donavano e facevano sembrare i capelli corti neri ancora più scuri.
Si presentò: era Francesco, il compagno di Laura. Ogni volta che i due si stringevano la mano o che si parlavano dolcemente Michele poteva udire il suono di Beatrice sempre più forte. Si girò a guardarla e seguì il suo sguardo, "Oh, sta guardando...". E allora comprese.
Con una scusa riuscì ad allontanare dal tavolo Beatrice: "Posso sentire i suoni dei cuori delle persone", le disse Michele. La faccia di Beatrice mostrava stupore e incredibilità. "Per esempio", continuò, "so che provi sentimenti speciali per il tuo cognato".
Ma Beatrice, evidentemente scossa, negò e intimò Michele di smettere di scherzare. Tuttavia egli poteva udire ogni volta che lei negava il suo suono echeggiante traboccare. "Di più. Voglio sentire di più il suo suono" pensò infine.

Episodio 2- Un amore non ricambiato

Beatrice si stava preparando come tutte le mattine, ma per quanto tentasse di concentrarsi unicamente su quello che doveva fare i ricordi della sera prima riaffioravano in lei inesorabilmente. Pensò che fosse difficile da credere ciò che Michele disse sul poter sentire i suoni, ma la verità è che aveva scoperto i suoi sentimenti per Francesco, il suo cognato.
Francesco era sempre stato socievole e bravo a vedere i lati positivi delle persone. Lei e sua sorella lo avevano conosciuto al liceo: per Laura era stato amore a prima vista. Inizialmente Beatrice aveva semplicemente intenzione di aiutarli, ma nel farlo dei sentimenti amorosi erano iniziati a crescere dentro di lei, ma si accorse di loro troppo tardi. Ricordava ancora quando li aveva visti baciare per la prima volta, il proprio pugno stretto e ciò che pensò. Desiderava essere al posto della sorella.
Doveva parlare con Michele. I due organizzarono un incontro sentendosi per il cellulare, si trovarono in un bar isolato con pochi clienti, così da poter parlare in tutta tranquillità.
Beatrice gli chiese di non rivelare nulla a sua sorella e al suo cognato, e Michele le spiegò che il suono della sua tristezza era uno dei più belli che aveva mai sentito e che l'aveva agitata solo per poterlo sentire ancora. Michele la rassicurò: non aveva alcuna intenzione di raccontarlo in giro, egli era unicamente interessato ai suoni. Le propose di venire a casa sua: voleva farle ascoltare la melodia della sua tristezza che aveva scritto. Beatrice accettò spinta dalla curiosità. Arrivati a casa sua egli iniziò a suonare il pianoforte: ella non aveva idea di poter essere colpita tanto dalla musica. Michele approfittò dell'occasione per farle dei complimenti sul suo stile e sulla sua bravura nel lavoro, dopotutto l'aveva osservata e cercata con lo sguardo nei giorni precedenti mentre erano a lavoro, infine i due si lasciarono.
Anche quando tornò a casa Beatrice continuò a ripensare alla melodia ma non trovava nulla di così bello in lei: provava uno sgradevole desiderio per il compagno della sorella e si sentiva miserabile nell'invidiare Laura. "Non c'è nulla di bello in me..." pensò con lo sguardo fisso sul grigio asfalto.
Pensò che il suo suono dovesse essere distorto e patetico, non la gradevole melodia che aveva ascoltato.
L'attimo dopo però le rivennero in mente i complimenti di Michele, il modo in cui non l'aveva giudicata: senza accorgersene aveva un triste sorriso in volto.

Episodio 3 - Il suono della felicità

"E' la prima volta" pensarono Michele e Beatrice. Per la prima volta dal liceo Beatrice aveva confessato i suoi sentimenti per Francesco, mentre Michele non aveva mai raccontato prima la sua abilità di sentire i cuori delle altre persone.
Da quel giorno in poi Michele e Beatrice iniziarono ad avvicinarsi e a passare più tempo insieme.
Arrivò la primavera, Michele si trovava in un centro commerciale, un mare di rumore per lui.
Mentre si guardava intorno alla ricerca di qualcosa di interessante intravide Beatrice. Il vestito leggero tipico della stagione la rendeva ancora più bella. Proseguirono il loro giretto senza meta insieme. Beatrice gli chiese se avesse mai sentito altre persone con un suono simile al suo. Michele allora le raccontò di un senzatetto che incontrava quando passava per la stazione mentre ritornava a casa da scuola. Aveva un suono bello quasi come il suo. Ricordava che un giorno stava traboccando di una melodia meraviglioso che non aveva mai sentito prima. Il giorno dopo non c'era più. Alla domanda di Beatrice "Cosa gli successe?" Michele non seppe rispondere.
Beatrice pensò che essere in grado di sentire i suoni doveva essere difficile, forse più difficile di trattenere i suoi sentimenti.
Arrivò maggio, e con esso una notizia: Laura era incinta. Michele corse incontro a Beatrice, aspettandosi una melodia sorprendentemente triste, ma ne rimase piacevolmente deluso. In lei non riusciva che udire un suono lieve, tanto che per poterlo udire dovette concentrarsi soltanto su di lei.
Quando ella si accorse di lui sul suo volto c'era solo un sorriso. In quel momento Michele riuscì a sentire un nuovo suono, gentile e roseo, ancora più bello di quello che era solito udire. Pensò dovesse essere la felicità. La sentiva anche da Laura che parlava del nome che avrebbe dato al neonato, ai giocattoli e ai vestiti che già aveva iniziato a comprare. Poi udì un tenue suono provenire da se stesso. Era sollevato di vedere finalmente Beatrice contenta, superando il suo trauma. E per questo era felice anche lui.
Il giorno dopo Michele le confessò che quando si erano incontrati per la prima volta quell'inverno non era solo interessato al suono della sua tristezza. Aveva realizzato di pensare spesso a lei. Lei semplicemente gli rispose "" con un largo sorriso e gli prese la mano.
Da allora Michele divenne in grado di sentire i diversi sentimenti, alcuni pungenti, altri estremamente caldi.

mercoledì 3 giugno 2020

Il rapporto tra la musica e gli affetti

"In musica non si tratta di significati, ma di gesti, e in quanto essa è linguaggio, è un linguaggio fatto di gesti solidificati, al pari della trascrizione delle note come storicamente è formata. Non si può domandare cosa essa comunichi quale proprio senso, ma il tema della musica è questo: come i gesti possano essere eternati. Dato ciò, la ricerca del senso della musica, che dovrebbe manifestarsi in un razionale riconoscimento della sua raison d'être, si dimostra illusione, trasposizione arbitraria nel regno delle intenzioni, verso il quale la musica fuorvia a causa della sua somiglianza con il linguaggio. Fin dove la musica eguaglia di fatto i linguaggi, essa si riferisce, puro nome, all'assoluta unità di cosa e segno, che nella sua immediatezza è irraggiungibile da ogni umano sapere. Negli utopistici e disperati sforzi verso il nome, consiste il legame della musica con la filosofia, alla quale proprio per questo la musica nella sua idea sta incomparabilmente più vicina di ogni altra arte. Ma nella musica il nome appare unicamente come puro suono, svincolato dalle cose, e quindi il contrario di qualsiasi significato, di qualsiasi intenzione di un senso. Ma poiché la musica non sa immediatamente il nome - l'assoluto come suono - bensì si affatica, per così dire, alla sua evocazione costruttrice per mezzo di un complesso processo, viene essa stessa intanto implicata ove valgono le categorie come razionalità, senso, significato, linguaggio. Il paradosso di ogni musica sta nello sforzo verso quell'inintenzionale per il quale è stata scelta l'impropria parola di 'nome' , soltanto in grazia della sua partecipazione alla razionalità nel senso più ampio.

Simile a una Sfinge, si fa beffe di chi la studia con l'incessante promessa di significati, che concede anche di tanto in tanto; ma questi sono ad essa, nel senso più vero, mezzi per la morte del significato, e in essi perciò la musica mai si esaurisce. Finché essa si svolgeva in un insieme di tradizioni in certo modo chiuso, come quello degli ultimi trecentocinquant'anni , l'irresolvibile che è in lei, che suggerisce ogni significato, e non ne intende propriamente nessuno, poteva rimanere nascosto. Nella tradizione era inclusa l'esistenza della musica, ed essa era data come cosa ovvia pur nelle più avvincenti e sorprendenti esperienze. Ma oggi che la musica non è più sostenuta dalla tradizione, la sua enigmaticità viene alla luce debole e indigente come un punto interrogativo e si contorce non appena le si chiede di dichiarare che cosa propriamente essa comunichi. Il nome infatti non è per nulla una comunicazione del proprio oggetto.

Cotesta manifestazione del carattere enigmatico della musica fa deviare verso la questione del suo essere, mentre intanto il processo che lo ha prodotto proibisce tale domanda. La musica non ha il proprio oggetto, non possiede il nome, ma tende ad esso e anche perciò protesa verso il proprio sfacelo. Se la musica giungesse per un istante al punto intorno a cui volteggiano i suoni, questo sarebbe il suo compimento e la sua fine. Il suo rapporto con quello che essa non vuole raffigurare, ma solo evocare, è quindi infinitamente mediato. Il nome medesimo è ad essa così poco presente, come ai linguaggi umani, e quelle Teodicee della musica che la presentano come un'apparizione del divino, e che hanno ancor oggi tanta fortuna, sono bestemmie, perché attribuiscono alla musica la dignità della Rivelazione, mentre essa come arte non è altro che la forma di preghiera serbata nella secolarizzazione, forma che per poter sopravvivere si vieta il proprio oggetto, rimettendolo al pensiero."

La musica evoca significati ma non giunge mai al significato e non si esaurisce mai in essi; volteggia attorno al nome ma ove lo raggiungesse si trasformerebbe in linguaggio e andrebbe incontro alla sua rovina in quanto musica. Questo tormentato rapporto con il linguaggio è forse proprio una delle caratteristiche più dense e ambigue della musica stessa. E la storia stessa della musica lo dimostra ampiamente: infatti nella prassi comune, dalla Grecia antica ai nostri giorni, il rapporto della musica con la letteratura e con la poesia è sempre stato altamente tormentato e sempre discusso e problematizzato.

Riferimenti bibliografici:
Adorno, Del presente rapporto tra filosofia e musica, in 'Archivio di Filosofia', 1953, pp. 34-35
http://users.unimi.it/gpiana/dm6/dm6mafef.htm
Intorno alla musica, Enrico Fubini

Eticamente nel suono - STEP#21

Il suono, così come il rumore, fa parte della nostra vita e anche se può essere nocivo per la salute se eccessivo, non è per forza un aspetto negativo.

Ad esempio, il rumore è un avvisatore istantaneo dello stato di ciò che ci circonda. Ci accorgiamo molto velocemente che il condizionatore, la macchina o il nostro computer stanno funzionando male dal rumore che fanno. Una piccola variazione del loro suono abituale ci dice che qualcosa è diverso.
Il rumore ci tiene anche informati: i rumori di casa come quello del frigo acceso. dei bambini che giocano,  della lavatrice, ecc...

Ma il rumore ci protegge anche: per esempio riusciamo a percepire l'auto che arriva anche se non la vediamo. Le automobili elettriche non fanno rumore e diminuiscono l'inquinamento acustico delle città ma le rendono più pericolose perché non le sentiamo arrivare. Questo è un chiaro esempio della dualità del rumore in qualità di inquinante ed aspetto positivo (per maggiori dettagli consiglio il seguente articolo: https://www.ilpost.it/2019/07/02/auto-elettriche-rumore-avasa/).

Abbassare il rumore per il puro scopo di avere livelli acustici bassi non è per forza una buona idea, bisogna farlo nella misura giusta. Ogni eccesso verrà penalizzato da costi elevati, da vantaggi inesistenti e dall'insorgere di problemi nuovi, dovuti al troppo silenzio.
D'altro canto, quando ci sono rumori preponderanti rispetto a tutti gli altri, accade più o meno lo stesso, si hanno "informazioni" soltanto su una delle sorgenti ma non sappiamo nulla delle altre.



Vediamo ora gli aspetti negativi. A seconda dell'intensità e della durata, il rumore può arrecare danni fisici permanenti (sordità parziale o totale) o psicologici e fisiologici.
Esistono anche i danni non permanenti, i quali durano da qualche minuto fino a qualche giorno, dopo la fine del rumore. Quelli più comuni sono: mal di testa, stordimento, disorientamento, nausea e insonnia e variano a seconda della sensibilità della persona e dell'intensità del rumore


Per sapere a quali decibel i suoni risultano dannosi consultare il sito: https://www.audionovaitalia.it/blog/udito-e-perdita-udito/quali-livelli-di-decibel-sono-dannosi/

Per saperne di più sul crescente aumento della sordità causata dal rumore: https://www.donnamoderna.com/news/societa/musica-alta-danni-udito-ragazzi

Riferimenti bibliografici:
https://www.pulsedynamics.com/book/it-012.htm

martedì 2 giugno 2020

La velocità del suono nell'acqua

Il suono si propaga nei solidi con una velocità maggiore che nei liquidi, così come si propaga più velocemente in questi ultimi che nei gas.
Ciò avviene perché la trasmissione dell’energia sonora avviene con un’onda elastica: una successione di compressioni e rarefazioni del fluido nella direzione di propagazione del suono. Immaginando di dividere il fluido in tanti strati perpendicolari alla direzione da cui proverrà il suono, quando il primo strato è colpito dall’onda sonora, ne assorbe l’energia comprimendosi.
Riespandendosi, cede l’energia al successivo, che a sua volta l’assorbe comprimendosi, e così via. La rapidità con la quale ogni strato si comprime e si riespande, e quindi la velocità di trasmissione, dipende da una proprietà del fluido, la comprimibilità: meno lo strato è comprimibile, prima cederà l’energia al successivo.
Naturalmente l’acqua è meno comprimibile dell’aria, perciò il suono si propaga più velocemente nei liquidi (così come nei solidi) che nell’aria.

Il valore numerico della velocità del suono nell'acqua fu determinato nel XIX secolo da i due scienziati Colladon e Sturm nel lago di Ginevra.

Schema dell'esperimento

L'esperimento era composto da un timbro collocato sott'acqua e destinato a dare dei suoni in tempi determinati. Ad una grande distanza da questo, un tubo era condotto dalla barca, dove si trovava l'osservatore, fino nell'acqua. Il tubo era molto allargato nella parte inferiore a guisa di un colossale orecchio, ed era chiuso col mezzo di una membrana elastica, la quale pescava interamente nell'acqua. Le vibrazioni sonore provenienti dal timbro si propagavano attraverso l'acqua fino alla membrana, e da questa all'aria del tubo. L'osservatore che teneva l'orecchio al tubo, sentiva distintamente il suono. Per cui, misurando la distanza dal timbro fino all'osservatore e misurando il tempo impiegato dal suono per percorrere tutta la distanza, Colladon e Sturm trovarono la velocità di 1435 m/s.

Riferimenti bibliografici:
https://www.focus.it/scienza/scienze/perche-il-suono-e-piu-veloce-nellacqua-che-nellaria
https://www.phys.uniroma1.it/DipWeb/museo/note.htm
http://www.intratext.com/IXT/ITA3304/_P3.HTM

La necessità di un mezzo per la propagazione del suono


Il fisico tedesco Otto von Guericke studiò le proprietà dell'aria e del vuoto, in particolare demolì la teoria dell'horror vacui, secondo la quale la natura aborrisce il vuoto. Dimostrò che la luce si propaga attraverso uno spazio vuoto, a differenza del suono, che necessita di un mezzo materiale per la propagazione.

Egli dimostrò la necessità di un mezzo materiale per la propagazione del suono nel 1663 utilizzando una suoneria posta sotto una campana a vuoto.

schema dell'esperimento
La campana veniva posta su una pompa per il vuoto, assicurandosi che la sorgente sonora non toccasse nulla di solido, e via via che l`aria veniva rarefatta il suono si affievoliva fino a non essere più udibile. Poi l`aria veniva immessa di nuovo e il suono lentamente tornava a farsi udire.                                                                                                                   Otto von Guericke


Uno sperimento simile, ma avente un risultato opposto a causa di errori sistematici, era stato eseguito anche da A. Kircher (1601-1680) servendosi di una campanella posta all'interno di un pallone in cui era stata tolta l'aria, deducendo però che questa non era essenziale alla propagazione.


Riferimenti bibliografici:
https://it.wikipedia.org/wiki/Otto_von_Guericke
https://www.phys.uniroma1.it/DipWeb/museo/note.htm
https://www.istitutomontani.gov.it/museovirtuale/campanello_elettrico37/

La sintesi finale - STEP#24

monte Fuji e lago Shojiko all'alba in Giappone L' etimologia della parola "suono" è latina e il suo significato riman...